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Coaching: quando il senso di colpa è nemico del successo

Coaching: senso di colpa nemico dei successi
Coaching: senso di colpa e bassa autostima si trasformano nella domanda perchè dove entra in gioco il senso di inadeguatezza e bassa autostima

Coaching: quando il senso di colpa è nemico del nostro successo.

Quante volte capita da adulti di sentirci responsabili dei nostri insuccessi senza avere alcuna capacità di di comprendere quanto possano essere forieri di grandi insegnamenti, custodi di infinite risorse e talenti.

Niccolò Fabi, noto cantautore italiano in uno dei suoi testi dice ” indossa per un attimo i miei vestiti, vacci a fare un giro e poi mi dici”.

Solo indossando per un attimo gli abiti di una persona, possiamo accedere ad una bassissima percezione di ciò che i nostri interlocutori stiano vivendo o abbiamo vissuto , possiamo solo minimamente immaginare, difficilmente capire, facilmente giudicare.

IL SENSO DI COLPA: PROVENIENZA DEL PERCHÉ

“Perché” era la domanda continua che io mi sono posto dai 6 ai 18 anni.

A 53 anni suonati con un poco di bagaglio di esperienza personale e professionale ed un’attenta analisi fatta su me stesso e nei riguardi dei miei Coachee, posso affermare con cognizione di causa, che potrebbe esistere un libro sul come essere genitori perfetti e sarebbe sempre il libro sbagliato, ma tutti i nostri più profondi perché arrivano quasi sempre dal nostro libro di famiglia.

I traumi che i nostri genitori ci lasciano in eredità con il rischio di inquinare le generazioni future sono diversi e sovente si rivelano nella nostra prima età adulta, quando iniziamo a relazionarci con il resto del mondo con il sano intento di creare la nostra autonomia, staccandoci dal cordone ombelicale per prendere il volo.

Peccato che a volte, nessuno ci insegni a volare.

A volte ci sentiamo inadeguati, altre volte davanti ai nostri insuccessi pecchiamo di bassa autostima (non ce la farò mai…non sono all’altezza di questo compito etc..) e ci convinciamo di non essere in grado di svolgere alcuni compiti.

Altre volte ancora ci rendiamo di stare al fianco di alcune persone non perché le amiamo, ma perché ne abbiamo bisogno ma poi, a lungo termine ci rendiamo conto che alcune potevamo anche evitarle visto che ci hanno fatto sentire fuori posto.

PROTAGONISTA DELLA TUA VITA, LA MIA TESTIMONIANZA

Vi faccio dono della mia testimonianza perché oggi che mi sono liberato del mio senso di colpa, aver dato una chiave di lettura diversa ai miei insuccessi ed essere riuscito a trovare il mio equilibrino personale e professionale, ho deciso di diventare un Coach ICF per aiutare chi rimane indietro, chi quel senso di colpa se lo trascina nella vita come una palla al piede pesante sentendosi una comparsa della propria vita e desidera al contrario esserne protagonista principale.

In breve, a volte, in alcuni luoghi dove mi trovavo con la famiglia o amici nelle diverse, ricorrenze, feste di compleanno e comandate, spariva qualche cosa di importante o di valore che poi veniva sistematicamente nelle tasche della mia giacca.

Dovevo chiedere scusa con tutta una serie di commenti in loco che vi potete immaginare e, durante il ritorno a casa per poi, vedere, meglio sentire, anche le “botte”, vi assicuro, molte e totalmente inutili oltre che dolorose, sopratutto per un bambino.

Questo dai 6 ai 18 anni, con io consapevolezza della mia innocenza che ad un certo punto però si trasforma in convinzione contraria: “forse sono matto, rubo senza accorgermene” pensavo.

Cosa può domandarsi un bambino di 10 anni che tutto ancora deve imparare dalla vita e che dovrebbe avere al fianco due genitori che lo aiutino e guidino in maniera equilibrata (p.s sono figlio di separati con padre che ha peccato di latitanza e madre che ora conoscerete).

Fatto sta che dall’età di 12 anni ho iniziato a rubare consapevolmente e forse iniziai a farlo per dare una volto ai miei perché senza risposta.

In questo bel mix emotivo infilateci le relative conseguenze legate ad una bassa autostima, così come poca sicurezza in me stesso che poi sfociavano in una balbuzia che mi permetteva di dire al massimo 2 parole in 40 secondi.

Sono certo che potete immaginare le difficoltà relazionali adolescenziali con i miei coetanei e sopratutto con il gentil sesso.

Per non parlare poi delle conseguenze (poi risolte) nei 10 anni a venire, quando ti trovi in casa di estranei e qualcuno malauguratamente dice ad esempio “non trovo il portafoglio, ero sicuro di averlo messo qui”.

Attacchi di ansia, sudorazione fredda, tremarella alle mani, mancanza di forza nelle gambe… sensi di colpa in azione, panico!

Tagliamo corto.

A 18 anni vengo a scoprire tramite documentazione medica che mia madre era cleptomane e tutto quanto accaduto nei primi 18 anni della mia vita non era causa mia.

“Perché, perché, perché” e sempre stata la domanda che continuamente mi martellava in testa dopo ogni umiliazione subita e quei perché negli anni non hanno fatto altro che incidere sulla mia autostima e i sensi di colpa.

Un senso di colpa che ricordo chiaramente in quel bambino che camminava piangendo domandandosi: “cosa ho fatto per far arrabbiare così mamma”?

Capite il senso di colpa che ci rischia di diventare un pesante fardello per tutta la vita a seguire?

Ognuno di noi quando da adulto inizia a relazionarsi con una donna, con i propri figli, i propri capi, i colleghi, i collaboratori, potrebbe iniziare a sentire quel senso di inadeguatezza che ci fa sembrare leoni in gabbia, in perenne ansia da prestazione che blocca ogni movimento, decisione,

Coaching: trasformare il senso di colpa in risorsa.

Salto temporale di, 23 anni, eccomi qui.

Chi oggi mi conosce e mi segue dai video, vede come mi esprimo e ben può immaginare il lavoro duro che è stato fatto negli anni.

Non tanto la comunicazione verbale e para verbale, ma tutto quello che implica il saper comunicare bene come tempo di cura, l’aver accolto le proprie emozioni, avergli dato un volto e rese libere, aver perdonato nella consapevolezza che la colpa non proveniva da me.

Mia sorella, attrice di cinema e teatro mi diceva sempre “quello che non riesci a dire e tirare fuori dalla tua bocca è tutto il dolore inascoltato”.

Coaching: prendersi cura di se stessi.

Ecco che la comunicazione efficace diventa cura di se stessi, alla ricerca del dono inespresso da potere donare al prossimo.

Chi mi conosce e mi segue dai miei post, ha conosciuto nel tempo le mie personali competenze legate al sostegno del prossimo, a chi rimane indietro, l’esperienza che viene canalizzata per aiutare chi resta indietro, arenato al passato.

Sono riuscito a ringraziare con un viaggio personale estremamente sfidante e ad accogliere il dolore che a sua volta aveva vissuto mia madre che le aveva provocato in un suo tempo passato quel click non risolto.

Un trauma vissuto e non curato, fatto passare in sordina che poi si è rivelato diventata madre, rischiando di vedere la sua continuazione nel figlio.

Ed invece no! noi possiamo decidere! Con un poco di sana fatica possiamo prendere in mano il nostro destino che abbiamo visto manipolato da terzi, e decidere il nostro obiettivo.

Partire dal presente, chi sono e proiettati verso il futuro, decidere chi voglio essere, iniziare a gustare a pieno la nostra vita, la base del coaching.

Si può iniziare accogliendo e comprendendo la rabbia che ci è stata buttata addosso per poi perdonare e lasciar andare il passato.

Si può andare alla ricerca delle proprie competenze e degli innumerevoli talenti innati che per colpa di quella bassa autostima, abbiamo soffocato per troppo tempo.

Possiamo prendere possesso del nostro tempo, delle nostre relazioni in modo sano ed equilibrato, del nostro desiderio di ricoprire un ruolo nel mondo che dia luce alle nostre unicità per dare vita al nostro sogno e smettere di procrastinare inutilmente i nostri progetti, quelli che ci renderebbero felici.

Ecco allora che il tempo smetterebbe di essere troppo poco, perché inizieremmo a riappropriarci di un nostro tempo di cura.

Coaching: la comunicazione come tempo di cura

Potremmo iniziare la giornata con una carica energetica vitale consapevoli del nostro valore.

Ecco che i nostri valori ben chiari e ben allineati, ci permetteranno di fare scelte in linea con i nostri desideri, obiettivi e anche dei nostri doveri, verso una qualità di vita personale, da condividere con il nostro partner, i nostri figli, le persone con le quali ci connettiamo ogni giorno.

Ecco che il nostro modo di comunicare cambia perché le parole di dolore che abbiamo ascoltato per troppi anni, iniziamo a sostituirle con altre che irradiano luce e generanno mondi colorati, perché le parole che decidiamo di usare ogni giorno determinano chi siamo e in quale direzione vogliamo andare.

Questo è il viaggio all’interno del mio percorso di coaching “protagonista della tua vita” (clicca per accedere alle info).

Che tu sia genitore, che tu sia un libero professionista, puoi iniziare dal tuo presente, con un sano e breve sguardo al passato, a decidere quale tipo di futuro colorato vuoi vedere nel prossimo futuro.

Cliccando qui potrai accedere al form per la tua call gratuita di 30′. Insieme per capire come posso esserti realmente di aiuto per il cambiamento che fortemente desideri per smettere di sentirti solo e unicamente una comparsa e diventare il protagonista della tua vita.

Coaching: quando il senso di colpa è nemico del successo

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